Il ds Sandro Veroli fra passato e futuro biancorosso

OSIMO – Non si lascia facilmente intervistare, preferisce restare dietro le quinte. Non ama la luce dei riflettori. Ama il calcio, quello sì, si appassiona talmente tanto per la sua “creatura”, per i suoi giocatori, che preferisce non guardare le partite del suo San Biagio per paura di soffrirle troppo. Così parte ogni sabato per vedere l’avversario del turno successivo, mantenendosi sempre in collegamento telefonico col Comunale. Sandro Veroli, direttore sportivo dei biancorossi da ormai sei anni, da quando la squadra è approdata in Prima categoria, è uno dei tanti artefici del miracolo San Biagio, che con risorse limitate rispetto ad altre realtà riesce lo stesso a raggiungere con umiltà e parsimonia l’obiettivo prefissato. Questa volta accetta di parlare dopo un’annata tribolata, condita da un cambio in panchina traumatico, imprevisto e raro nella storia dei galletti.

Ds, anche l’anno scorso la salvezza in Prima è stata raggiunta, ma si sono vissute fasi più delicate del solito in casa San Biagio, una su tutte il cambio in panchina..

“La stagione scorsa è stata condizionata dal cambio di girone, siamo passati da quello anconetano a quello maceratese, abbiamo giocato in campi molto più caldi e contro giocatori più esperti dei nostri, penso ad esempio a Settempeda, Camerino, Fiuminata, Lorese, lì ci sono budget per noi improponibili eppure ce la siamo sempre giocata, pur fra qualche difficoltà ambientale e logistica”.

Sono solo queste le cause dei tanti problemi che poi sono emersi ad inizio 2012?

“Certamente no, ci sono cause anche interne, non solo esterne. Avevamo anche noi dei limiti, pure tattici se penso a quanto gli attaccanti facevano fatica a segnare e il resto della squadra a metterli nelle condizioni di farlo”.

Lo spartiacque della stagione?

“Il presidente Fagotti addirittura alla vigilia della trasferta di Mogliano, l’ultima gara prima dello stop per la neve, mi disse: Sandro avverto che qualcosa non va. Ma eravamo con 5 punti di vantaggio sui playout, la squadra forse era un po’ in calo, ma l’obiettivo sembrava alla portata. Sbagliai a non dare troppo ascolto alle sue sensazioni perché poi al rientro dalla neve e nonostante il pareggio prezioso di Mogliano, la situazione ha iniziato a precipitare. Il ko a tavolino con la Cluentina per una rissa che non si dovrebbe mai vedere e di cui le due squadre si sono poi assunte le responsabilità, ha choccato l’ambiente, già giovane e inesperto come il nostro. Ci siamo incontrati con mister Luchetta per analizzare la situazione perché ci apprestavamo a tre scontri diretti per la salvezza molto delicati. Ma non ci fu reazione, perdemmo malamente a Montecosaro contro la penultima, la squadra non c’era più, ma la riunione dei dirigenti della domenica mattina decise, dividendosi quasi a metà, di dare ancora una opportunità al mister. Oggi posso dire che quello fu un errore, bisognava cambiare subito e non aspettare un altro ko pesante come il 2-0 interno contro il Montefano, che poi ci fece scivolare per la prima volta in zona playout. Fortunatamente non abbiamo pagato caro quella scelta di aspettare. La sconfitta contro il Montefano portò alle inevitabili dimissioni di Luchetta, che intelligentemente capì la situazione ormai compromessa”.

Quindi l’arrivo di Cantani e la svolta in positivo..

“Si, per nulla scontata, perché in sei partite abbiamo affrontato tutte squadre che avevano ancora obiettivi da raggiungere. Nessuno ci ha regalato nulla, neanche la Samb Montecassiano alla prima di Cantani, perché perdendo contro di noi retrocesse matematicamente. E’ stata una camminata trionfale, con vere e proprie imprese come contro la Settembrina viste le tante assenze e all’ultima contro il Fiuminata che voleva vincere il campionato in un susseguirsi di emozioni fra i risultati di Montecosaro e Casette Verdini, che incidevano anche sulla nostra classifica. Poi il 2-1 finale ci ha tolto le castagne dal fuoco e abbiamo potuto festeggiare a prescindere dalle avversarie”.

Ma cosa è cambiato con mister Cantani?

“Ha portato semplicemente più esperienza, ha ridato sicurezza al gruppo e con i primi risultati il morale è cresciuto. Ma anche tatticamente siamo migliorati cambiando modulo e facendo girare più palla. Infatti al di là dei 13 punti in 6 gare bisogna sottolineare la media gol decisamente superiore rispetto alle precedenti 24 partite. La squadra pensava più a se stessa, a vincere, piuttosto che all’avversario e a modellarsi in base ad esso. La conferma di Cantani per il prossimo anno era insomma naturale”.

Per la prossima stagione anche la rosa è stata in gran parte confermata.

“Si e quest’anno i giovani non hanno più scuse. Io ci punto molto su di loro, dunque basta chiacchiere. Hanno grosse potenzialità che devono dimostrare con più costanza. Personalmente credo che giocatori come Daniele Vignoni o Matteo Aureli possano rappresentare il nostro futuro. Ma aspetto una reazione e una svolta anche da altri che possono fornire un contributo importante, come Matteo Mercuri, Lorenzo Fabrizi, Lorenzo Vignoni. Ma pure da quelli che solitamente sono fra i titolari mi attendo di più in termini di costanza rispetto all’anno scorso. Penso ad esempio a Burini: lui è l’uomo che può fare la differenza per noi, ma ha bisogno di crescere da punto di vista caratteriale. Ha grandi doti, lo sanno tutti, ma ora deve prendere la squadra sulle spalle, assumersi la responsabilità di poter e dover fare la differenza e dunque di cercare sempre di migliorare, senza mai dare nulla per scontato. Ha la fiducia di tutti, deve essere la sua annata. L’importante comunque è non avere prime donne ma puntare come sempre sul gruppo e in questo non credo ci saranno problemi. Cantani sa come far abbassare la cresta ai galletti”.

E sui nuovi arrivi cosa ci dice?

“Agostinelli non ha bisogno di presentazioni. Il suo ingaggio è stato un gran colpo, ora deve dimostrare di sapersi calare nella nostra realtà, di saper guidare un gruppo di giovanotti dando l’esempio in campo e fuori. Poi sono arrivati il terzino Sancillo, ritornato dopo due stagioni, e la punta Luciani: sono due scommesse. Entrambi sono rimasti lontano dai campi da gioco per oltre un anno, dunque devono dimostrare che la nostra fiducia non è stata vana. Infine Fiorucci che secondo me farà molto bene. E’ stato un acquisto in sordina, apparentemente secondario, ma ci punto molto, potrà rivelarsi utilissimo, anche perché nel suo ruolo Copertari sta uscendo da un infortunio e bisogna vedere come il ginocchio reagirà agli sforzi della preparazione”.

Le partenze invece?

“Sono andati via Severini, Fusco, Orsetti e soprattutto Guzzini, il terzino sinistro titolare da due anni. Dispiace averlo perso perché per il gruppo era importante, ma l’occasione di salire in Promozione col Portorecanati non gli poteva essere negata e poi la sua volontà era chiara”.

In sostanza, vista la rosa, quali sono gli obiettivi per la prossima stagione?

“La salvezza come ogni anno, per noi è la priorità, non possiamo illuderci, ma allo stesso tempo sono convinto che tecnicamente siamo più forti dell’anno passato e che dunque possiamo fare meglio”.

Se non verrà ripescata si profila uno storico derby con l’Osimana…

“Tutti qui lo sognano, io invece spero di non farlo. Avere una squadra come l’Osimana nel girone è più che altro una rogna. E poi è un club che merita altri palcoscenici, spero torni in Promozione e dia lustro alla città. Ma se mai dovremmo affrontarla, lo faremmo con la nostra solita umiltà. Piuttosto, speriamo che non ci inseriscano di nuovo nel girone C, ma ci riportino in quello anconetano, perché logisticamente arrivare a Fiuminata, Camerino, Caldarola non è affatto comodo. Riavere i derby contro le squadre di Filottrano o Camerano è più affascinante”.

Infine due parole sull’addio di Lorenzo Angeloni, il dirigente accompagnatore che ha lasciato dopo 7 anni.

“Dispiace che sia andato via, poteva rimanere tranquillamente, nessuno lo ha mai messo in disparte. Basta pensare a quella riunione post-Montecosaro: il suo voto come quello di altri 3-4 fu decisivo per salvare Luchetta. Aveva un ruolo ben definito in società, andava sempre in panchina e per lui abbiamo anche chiesto al Comune il riconoscimento per una vita da dirigente sportivo che poi gli è stato conferito agli Apollino d’Oro 2011. Non capisco cosa significa dire che non si sentiva protagonista del progetto San Biagio. Tuttavia lo ringraziamo per il contributo che ci ha dato in questi 7 anni fantastici per la storia del club”.

Nessun commento a "Il ds Sandro Veroli fra passato e futuro biancorosso"


    Vuoi commentare questo articolo?

    Codice HTML supportato