Il presidente uscente Fagotti racconta i 15 anni del “suo” San Biagio
OSIMO – Arrivato poco più che 30enne al San Biagio come dirigente, Maurizio Fagotti (nella foto sopra tra i dirigenti Sandro Veroli e Fausto Stacchiotti) ha subito dato una sterzata da presidente alla storia biancorossa. Sono ormai passati 15 anni dal suo debutto al timone del Galletto. Da allora ne sono successe tante. Tra alti e bassi però il San Biagio ha vissuto con lui al comnando il periodo sportivamente migliore della sua quarantennale vita, con 12 campionati su 15 in Prima categoria. Da tempo, visto l’impegno sempre maggiore nella sua attività, la Fisioreum, aveva mostrato l’intenzione di fare un passo indietro. E adesso è arrivato il momento giusto, quello nel quale il Galletto ha trovato un suo degno successore che si è preso l’onere e l’onore di guidarlo nelle sfide future. Era giusto dedicare allora a Maurizio Fagotti l’intervista che segna la fine di un ciclo con l’inizio della presidenza di Gianni Cecati, che avrà tuttavia il suo predecessore come vice. Ecco dunque Fagotti raccontare la sua esperienza, le sue emozioni a tinte biancorosse.
Maurizio, se dovessi raccontare in sintesi ai tuoi figli la tua presidenza quindicennale al San Biagio?
“E’ stata una esperienza utile umanamente, conosci e comprendi i mille volti delle persone e devi sempre essere pronto ad affrontare inaspettate esigenze e problematiche. Una esperienza simile ti aiuta a crescere e ad essere un motivatore per chi ha momenti di difficoltà e sconforto sportivo”
Con te presidente il San Biagio ha raggiunto l’apice della sua storia rimanendo stabilmente in Prima categoria, il massimo livello mai raggiunto in 41 anni, ma quale è stata la soddisfazione maggiore?
“Sicuramente la promozione in Prima categoria del 2007 è stata emozionante, non solo per il gruppo squadra che si era formato, ma anche per il gruppo dirigente che nasceva nuovo con alcuni dei dirigenti storici al fianco. Ma la cosa di cui sono fiero e felice è quello di aver aiutato a crescere e motivato un gruppo dirigente che oggi è senza’ombra di dubbio tra i migliori in circolazione”
Il rimpianto o la delusione più grande?
“Dal punto di vista sportivo non essere riuscito a seguire con più costanza la squadra, ma soprattutto non essere mai riuscito a fare, magari solo per un anno, un campionato di Promozione. Dal punto di vista gestionale non essere riuscito a realizzare un campo sportivo con dimensioni adeguate a campionati maggiori”.
La partita che ti ricordi più vivamente tra quelle che hai visto del “tuo” San Biagio?
“Quella nel 2014 contro l’Osimana con il San Biagio ormai retrocesso. Tutti la ricordano, finì 1-1, era l’ultima giornata. Fu una grande delusione umanamente parlando. Sia per l’annata particolarmente sfortunata di una squadra mai nata e sia per le tensioni post partita. Lì ho capito che non ero più adatto a praticare quegli ambienti”.
Allenatore e giocatore che ricordi con più affetto?
“I miei ricordi sono legati prevalentemente al gruppo della prima promozione in Prima categoria del 2007 e quindi dico allenatore Danilo Tacchi e giocatori tutti, a partire dai veterani Simone Pesaresi, Marco Rivellini e Alessandro Vitaloni”.
Hai un messaggio o un ringraziamento per qualcuno in particolare per questi anni da presidente?
“Come evidenziato prima il ringraziamento va a tutti i dirigenti che sono stati al mio fianco. Non me ne vogliano gli altri, ma in particolare mi piace menzionare Giacomo Quattrini, che ha messo entusiasmo e voglia di fare e di innovare, il che ha spinto tutti gli altri”.
Ora il cambio di presidenza con l’ingresso di Gianni Cecati, ma non lasci comunque la società e ne resti vicepresidente vista l’esperienza maturata che sarà sicuramente di aiuto: cosa ti aspetti ora e che consiglio daresti al tuo successore?
“Gianni non ha bisogno di consigli, ha avuto in famiglia il più grande presidente dirigente del quale ha sicuramente appreso tutto quello che lo può aiutare nella gestione di questo gruppo”.
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