Rivellini mvp a Fabriano: “Vittoria riscatto con un mix perfetto. E’ questo il più forte San Biagio di sempre”
OSIMO – Undici anni in biancorosso, 10 dei quali più che positivi con obiettivi sempre centrati (playoff in Seconda e salvezze in Prima). Solo un anno macchiato da una amara retrocessione, due invece addirittura trionfali con il primo posto finale e promozioni storiche dalla Seconda alla Prima categoria. Marco Rivellini (nella foto dispone la difesa in un derby con l'Osimana nella stagione di mister Cantani), difensore centrale classe 1975, è il capitano di mille battaglie del San Biagio. Assieme ad altri della vecchia guardia aveva deciso lo scorso maggio di restare per riportare i “galletti” al successo, riscattare la retrocessione e cancellare quella delusione dalla storia biancorossa con un’annata da record. Ormai quasi 40enne ha saputo rivedere il proprio ruolo in squadra, non più titolare fisso da un paio di stagioni ha sempre comunque dato il suo apporto, sia in termini di gruppo che in campo, dimostrando serietà, passione, attaccamento alla maglia e tanta voglia ancora di calcio. Col Serradica mister Marinelli lo ha piazzato in mezzo alla difesa vista l’assenza di Paolinelli, e lui non ha tradito, sfoderando l’ennesima prova di affidabilità, corsa, grinta, cuore. Per questo, ma anche come riconoscimento ad honorem, il “Rive” è stato scelto da compagni di squadra e dirigenti come mvp nella partita che ha sancito la vittoria del campionato. Per lui 12 preferenze, seguito dalle 4 a Pierdica, 3 a Girotti, 2 a Busilacchi e 1 a Casaccia. Ecco dunque il capitano storico del club nella classica intervista al migliore in campo:
Marco, sei stato scelto come migliore in campo a Fabriano nella partita decisiva per la vittoria del campionato: pensi di esserlo stato? Tu chi avresti scelto e perché?
“Onestamente non mi aspettavo di essere scelto come migliore in campo.Io avrei votato Busi: oltre al gol, soprattutto nelle fasi iniziali, è stato una vera spina nel fianco della difesa avversaria”.
Finalmente è fatta, il riscatto è servito: il San Biagio torna in Prima categoria: cos'hai provato a fine gara da capitano storico del club?
“Gioia immensa! Vincere il campionato è una cosa troppo bella. E non capita spesso in carriera.. poi io con questa vittoria posso vantarmi di essere l’unico della storia del San Biagio ad aver indossato la fascia nelle 2 promozioni sul campo.. capito Vitaloni !?”.
Quanto era importante per voi della "vecchia guardia" riportare subito la squadra in Prima dopo la delusione della scorsa stagione?
“Per noi della vecchia guardia era un punto d’onore riportare la squadra in Prima. Quelli che son rimasti lo han fatto proprio per vendicare l’onta di quella stagione. Io personalmente ho messo tutto quello che avevo quando son stato chiamato in causa dal mister. Tornare in Prima era fondamentale!”.
A inizio stagione si partiva tra i favoriti: questo ha reso le cose più difficili aumentando aspettative e pressioni sulla squadra?
“Non credo. Il mister è stato bravo a responsabilizzarci senza farci pesare troppo l’obbiettivo; la società dal canto suo è stata sempre una presenza discreta che non ha mai caricato troppo di aspettative il gruppo,e la squadra ha giocato vogliosa di vincere senza pensare che era quasi obbligata a farlo. Credo che il mix sia stato perfetto”.
Pensavi sarebbe stata così forte la concorrenza dell'Osimo Stazione? Ad un certo punto ci si era illusi di vincerlo più facilmente il campionato?
“In tanti anni di calcio ho visto succedere cose incredibili, tipo squadre che hanno chiuso il girone di andata in testa e poi a fine stagione sono retrocessi. Per esperienza non mi fido di nessuno, quindi non ho snobbato la Stazione. Anzi, visto che quest’anno le andavano tutte diritte, ho sempre temuto che potesse essere il loro anno.. Non credo che a nessuno sia mai passato per la testa che il campionato potesse essere chiuso facilmente, neanche quando le rivali erano a -7; ed infatti ci siamo sempre allenati bene per arrivare in forma fino all’ultima giornata”.
Analizziamo la partita col Serradica: dopo una prima mezz'ora di studio reciproco il San Biagio ha dilagato, che gara è stata vista dal campo?
“È stata una partita particolare. L’obbiettivo era li a portata di mano e, seppur sicuri che ce lo saremmo preso, eravamo consapevoli che nel calcio fino al novantesimo può succedere di tutto. Eravamo tutti molto tesi e questo credo si sia visto nella prima parte della gara. Non a caso una volta sbloccato il risultato siamo stati straripanti, rischiando di chiudere il primo tempo con un vantaggio molto superiore”.
Raccontaci le azioni dei tre gol…
“Il primo gol nasce su rigore concesso dall’arbitro per atterramento di Busi in area. Pizzigo sul dischetto è stato il solito freddo cecchino: portiere a sinistra e palla dall’altro lato. Onore a lui; mi sa che quel pallone pesava un po’. Il secondo gol è di Busi, su un pallone su cui c’era scritto “basta spingere” passatogli da Giginho (Pierdica, ndr) dopo un’incursione dalla nostra fascia sinistra. Il terzo è dello stesso Gigi: dagli sviluppi di un calcio d’angolo, la palla gli arriva tra i piedi poco fuori area di rigore. Lui senza pensarci troppo sfodera un gran tiro che si infila alla destra del portiere. Poi abbiamo gestito la palla senza affanni e alla fine è stata festa grande”.
Tu sei in biancorosso da un decennio, è davvero questo il miglior San Biagio di sempre visti i numeri e i record realizzati con mister Marinelli?
“Son del parere che i numeri non mentano mai. Quindi, numeri alla mano, questo è il San Biagio più forte di sempre. Solo un campionato sopra le righe dell’Osimo Stazione non ci ha permesso di festeggiare in anticipo”.
Hai spesso fatto panchina, ma quando il mister ti ha chiamato in causa hai sempre risposto alla grande: quanto hai sofferto questa situazione?
“Ovviamente star fuori non piace a nessuno. Questa è una squadra con potenzialmente 24 titolari, e la cosa era stata ben chiarita a tutti dal mister e dalla società già ad inizio stagione. quindi c’era poco da arrabbiarsi per la situazione. Detto questo, dal canto mio ho sempre cercato, quando son stato chiamato in causa, di trasformare la rabbia per l’esclusione in grinta da riversare in mezzo al campo per la causa San Biagio… e poi soprattutto quest’anno non contava il singolo: contava riportare il San Biagio in Prima categoria!”.
Il momento più delicato della stagione e quello nel quale hai capito che si poteva davvero vincere il campionato?
"A parere di molti il momento più delicato è stata la sconfitta di Borghetto. Io credo invece che sia stato il pareggio subito al 94’ a Staffolo. Avevamo la vittoria in pugno, e sapevamo che vincere li avrebbe dato un duro colpo psicologico alle inseguitrici. Invece dopo quella partita, con l’Osimo Stazione salito a -2, sicuramente le nostre certezze erano state minate. Al contrario, dopo la sconfitta di Borghetto, le 2 vittorie convincenti contro buone squadre come Cupramontana e Sampaolese, unite alla ritrovata vetta della classifica, ci hanno dato la piena consapevolezza della nostra forza e lo slancio a chiudere il campionato”.
La partita secondo te più bella e quella più brutta?
“La più bella, soprattutto dal punto di vista della reazione avuta dopo la scoppola di Borghetto, credo sia stata quella col Cupramontana, mentre la più brutta credo sia stato il primo tempo di Staffolo”.
Qual'è stato il segreto di questo gruppo che, nonostante fosse per metà nuovo, è riuscito comunque a vincere subito?
“E’ stato un mix di cose: una società impeccabile, un mister bravo e preparato, una rosa ampia e di qualità che ogni qualvolta c’erano squalifiche, infortuni, o semplicemente giocatori non in palla, dava la possibilità al mister di far giocare qualcuno all’altezza del sostituito. E soprattutto le persone: gente brava e veri uomini oltre che buoni giocatori!”.
Il compagno di squadra che ti ha sorpreso di più?
“Credo che tutti, in diversi momenti, abbiano dato il loro fondamentale contributo al risultato raggiunto.se devo spendere un nome dire Gigi Pierdica: non lo conoscevo e mi ha impressionato per la qualità che ha espresso ogni volta che è sceso in campo. Ovviamente non lo annovero tra le sorprese perché è da una vita che lo conosco e so il suo valore, ma non possono non menzionare il mio amico Pizzigo: a 38 anni ancora fa la differenza li in mezzo!”.
Hai già deciso cosa fare in futuro? Smetterai di giocare giunto a 40 anni?
“Credo di no! Sto bene fisicamente e mi piace ancora troppo correre dietro ad un pallone per appendere le scarpe al chiodo. Quest’anno ho deciso di rimanere a San Biagio perché non potevo lasciare dopo 10 anni qui con una retrocessione. A fine stagione parlerò con mister e società e vedremo il da farsi”.
A chi dedicheresti questa vittoria?
“A tutti noi della famiglia San Biagio! Giocatori, staff tecnico e dirigenti. Quello che abbiamo ottenuto è frutto del lavoro di tutti, ognuno nel suo ruolo. Lasciami però far un saluto particolare al presidente storico Aurelio Cecati che mi ha portato qui nel 2004”.
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Hai un messaggio o un consiglio da lasciare a qualcuno?
“Alla fine di questa splendida stagione c’è solo da fare i complimenti a tutti!!!”.
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