SimOne in campo a 43 anni: “Il segreto? Applicazione e allenamenti di qualita’”

OSIMO – La bandiera biancorossa è riscesa in campo. Simone Pesaresi, il portierone che ha fatto la storia del San Biagio, è tornato a vestire il biancorosso la scorsa estate dopo 3 stagioni alla Vigor Castelfidardo. A 43 anni aveva accettato il ruolo di terzo portiere (necessario vista l’assenza della Juniores) e soprattutto di preparatore dei numeri 1 del Galletto, Andrea Zenga e Alessandro Martini. Poi però gli infortuni capitati ai due lo ha riportato prima di nuovo in panchina da dodicesimo e poi addirittura in porta dal primo minuto, sia con lo Staffolo che mercoledì in Coppa a Piobbico. Un classe ’74 SimOne, ma intramontabile: per questo d’ufficio compagni di squadra e dirigenti lo hanno voluto celebrare con la classica intervista all’mvp della settimana:

Simone sei tornato al San Biagio come preparatore dei portieri e all’occorrenza terzo portiere, invece visti gli infortuni a Zenga e Martini ti sei ritrovato titolare per due gare in neanche 4 giorni, te l’aspettavi e che sensazioni hai provato?
“Me l’aspettavo? In parte si. Le partite sono molte e data l’esperienza passata so quanto sia importante per una squadra avere il secondo e magari anche il terzo portiere allenati e pronti. Le sensazioni provate sono tantissime, dalla rabbia per non essere stato preciso come avrei voluto in tutte le situazioni della gara, alla soddisfazione comunque di aver dato tutto e aver mostrato in prima persona alcune cose che pretendo dai portieri”.

Giocare a 43 anni non è per tutti, qual’è il tuo segreto per farti trovare ancora pronto?
“Credo negli anni di essermi allenato sempre con qualità: un giusto mix di cura della tecnica, della tattica situazionale di gara e della parte atletica. Dopotutto non posso fare diversamente viste le mie doti fisiche non eccelse”.

Hai trovato difficoltà particolari nel rimettere di nuovo la maglia numero 1 in maniera forse inaspettata e in due partite così importanti come lo scontro playoff con lo Staffolo e la semifinale di Coppa a Piobbico?
“Dell’importanza delle gare ne ero consapevole ma per quanto riguarda l’approccio e l’atteggiamento alla gara non ho avuto nessuna difficoltà. In ogni gara cerco di gestire attivamente ogni singola situazione che la compone. Poi ovviamente alcune difficoltà legate alla mia condizione fisica non al top e alla lontananza da gare ufficiali da circa un anno le ho incontrate e alcune imprecisioni sono venute fuori, però credo alla fine anche cose buone e utili per la squadra”.

Quanto e come è cambiato il calcio rispetto a 25 anni fa quando hai esordito con la maglia biancorossa?
“E’ cambiato completamente e questa cosa tra l’altro la guardo con sorriso e anche orgoglio. I palloni facevano male solo a guardarli. I campi di gioco anche peggio, sabbia, ghiaia, breccia… 25 anni fa il passaggio più corto fatto con i piedi era di 60 metri in lunghezza e 40 in altezza. Ogni retropassaggio poteva essere bloccato con le mani. Una volta che la squadra era in vantaggio passavi la palla al difensore che te la ridava sulle mani certe meline !!! Il fallo laterale si riceveva con le mani. Il raggio d’azione era mediamente a un metro dalla linea di porta. Oggi devo dire è molto più divertente per un portiere giocare in quanto si partecipa in maniera continua al gioco, con più qualità. Però di 25 anni fa riporterei in squadra l’elevata determinazione, individuale non in termini di organizzazione, nel difendere e nei duelli”.

Un bilancio tuo personale di questo ritorno al San Biagio dopo 3 anni a Castelfidardo?
“A Castelfidardo sono stato benissimo, ho incontrato forti calciatori e amici. Il bilancio per ora è sicuramente positivo ma credo sia più corretto rinviare il bilancio definitivo a fine stagione”.

Un bilancio sulla stagione della squadra?
“Il bilancio per ora è molto buono. La classifica non mente”.

Come ti sei trovato con i due portieri che alleni Zenga e Martini?
“Mi sono trovato molto bene. Sono due ragazzi appassionati e ognuno disponibile a seguire le mie indicazioni in relazione alle loro caratteristiche”.

‘Rischi’ di giocare anche domenica prossima nel match impensabile del San Biagio al Del Conero? E come va preparata una sfida simile?
“Se Andrea Zenga sta bene i rischi di giocare sono 0. La partita va preparata seguendo le indicazioni di mister Caccia”.

Come ti spieghi la frenata degli ultimi 2 mesi nei quali il Galletto ha raccolto 5 pareggi e un ko?
“Rallentare è fisiologico e nel calcio, dove le differenze sono minime, è anche facile che questo accada. Pertanto bisogna riportare al massimo i livelli di determinazione e capacità di stare dentro la partita per invertire questo trend”.

Compagno di squadra che ti sta sorprendendo di più?
“Ognuno a suo modo è sorprendente …”.

Hai un messaggio o un consiglio per qualcuno in particolare?
“Un messaggio per tutta la squadra. Applicarsi al massimo durante gli allenamenti: sono di qualità. Magari io avessi avuto questi allenamenti da giovane”.

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