La storia di “Mama”, dalla Costa d’Avorio a San Biagio con il pallone nel cuore

OSIMO – La storia di chi non si arrende alla vita, di chi cerca una svolta a migliaia di chilometri da casa, lontano da famiglia, affetti, dalla terra natia, rischiando ogni giorno, senza certezze ma con tanta passione e sempre col sorriso di chi evidentemente ha visto già il peggio e sa apprezzare tutto. E’ la storia di Mamadou Diomandé, una di quelle da raccontare, che risolleva le anime, che dà speranze, che fa capire come un semplice pallone da calcio possa diventare strumento di integrazione e motivo di vita, mezzo più che obiettivo per uno che, da solo, ha deciso di rimettersi in gioco e non arrendersi alle difficoltà, immani, che il destino gli aveva riservato nel suo Paese, la Costa d’Avorio. Mamadou Diomandé, classe 1996, che a San Biagio tutti chiamano ormai “Mama”, è arrivato in Italia a fine 2015, uno dei tantissimi che in questi tempi scappano da povertà e violenze per cercare una vita migliore in Europa. E sabato scorso “Mama” ha esordito con la maglia biancorossa nella trasferta di Castelplanio, l’ultima gara stagionale. Una prestazione sopra le righe la sua. Una sorpresa positiva. Velocità e prestanza fisica, ma non solo, anche intelligenza tattica, autocontrollo nella gestione del gioco, tocco, intraprendenza e generosità da vendere. Anche una occasione da gol creata facendosi metà fascia sinistra, dribblando un marcatore ed entrando prepotentemente in aria di rigore, con tiro verso lo specchio della porta uscito debole e dunque parato dal portiere di casa. Tanti applausi comunque per lui, che ha visto gratificarsi l’impegno dimostrato negli allenamenti da quando veste la maglia del Galletto. Per questo, quasi d’ufficio, compagni di squadra e dirigenti lo hanno voluto premiare come mvp nel match con il Le Torri, nel quale si è fatto apprezzare subentrando a circa mezz’ora dalla fine. L’intervista è stata realizzata grazie alla preziosa disponibilità di Lorenzo Mandolini, compagno di squadra che si è prestato come traduttore di francese e che accompagna “Mama” ad ogni allenamento.

Mama, raccontaci quando sei arrivato in Italia, come e perché?

“Sono arrivato a fine 2015, come tanti altri africani, in maniera clandestina. Sono andato via dal mio Paese per cercare fortuna fuori, lì non avevo grandi possibilità di realizzare il mio futuro, c’erano tanti problemi a casa. E così sono partito. Alla fine sono riuscito ad ottenere il permesso di soggiorno”.

Dove stai ora e come ti trovi?

“Sono in una casa accoglienza a Osimo, seguito da due tutori. Un altro mi sta facendo un corso di italiano, ma è molto difficile. Comunque mi trovo bene qui, spero di poter restare e trovare un lavoro col tempo”.

Sei da solo qui?

“Si, a casa ho lasciato 11 fratelli, di cui 4 sorelle”.

Come sei arrivato al San Biagio?

“La casa accoglienza è vicina allo stadio dell’Osimana, alcuni suoi dirigenti hanno contattato il San Biagio per chiedere se potevo allenarmi qui. E poi mi hanno anche tesserato facendomi fare la visita medica”.

In che ruolo ti piace giocare in campo?

“Esterno alto o mediano difensivo”.

Giocavi già in Costa d’Avorio?

“Fin da 6 anni mi sono allenato con una squadra del mio paese, ma non potevo giocare le partite. Così spesso mi ritrovavo per strada con un pallone, è una mia grande passione”.

Con la Filottranese la prima convocazione, sabato a Castelplanio il debutto in biancorosso. Che sensazioni hai avuto?

“E’ stato molto bello, giocare il finale di gara e potermi divertire è stato fantastico”.

Come ti sei trovato in questi cinque mesi col gruppo del San Biagio?

“Mi sono trovato benissimo con tutti. Non riesco a parlare italiano ma tutti i compagni mi hanno accolto bene”.

Che pensi di fare ora?

“Mi piacerebbe restare qui in Italia, trovare lavoro magari a Osimo e continuare a divertirmi col pallone. Amo il calcio, vorrei continuare a giocare se possibile”.

Il tuo calciatore preferito?

“Calciatore africano Drogba, europeo Cristiano Ronaldo”.

Squadra che ti piace di più?

“La Juventus”.

E dopo l’intervista, la foto con la divisa biancorossa e poi la grigliata dell’ultimo allenamento, rigorosamente con petto di pollo per lui.

In bocca a lupo “Mama”, che la vita ti sorrida e premi il tuo coraggio.

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