L’intervista al Presidente in vista del debutto, tra nuovi progetti e settore giovanile
OSIMO – Alla vigilia della ripartenza del campionato di Prima categoria, il primo a ripartire in casa San Biagio, diamo la parola al presidente Gianni Cecati in quello che è, a conti fatti, visti gli impegni nuovi e su più fronti, un anno epocale per il Galletto.
Presidente dopo un anno e mezzo di attesa, ci siamo, domani riparte il campionato di Prima categoria, il 14esimo negli ultimi 15 anni. Quanto è cambiato il San Biagio da quel febbraio 2020?
“Sembra passato tanto tempo ma fortunatamente il San Biagio è cambiato poco o perlomeno l’intelaiatura di base è rimasta fedele alla società e ai programmi prefissati”.
La Prima squadra riprende da mister Daniele Degano e dalla vittoria nella gara di Coppa di due settimane fa ad Appignano, che aspettative ha per questa stagione di Prima categoria?
“Come sempre prima di iniziare siamo ambiziosi e fiduciosi. Rimanere però un anno fermi e lontano dall’agonismo non ci dà punti di riferimento, dando spazio a potenziali sorprese. Noi come società abbiamo espresso un concetto di gruppo e famiglia proprio per essere pronti al nuovo anno calcistico. Il mondo del calcio ci chiede un nuovo step … intendo il calcio post-Covid”.
Cosa intende? Si riferisce al fatto che il San Biagio tutto in una volta farà il debutto nel calcio a 5, riporta a casa una formazione Juniores e ha riaperto dopo quasi 20 anni un proprio settore giovanile?
“Come detto, la società ha fatto un nuovo step post-Covid. In un momento di grandi incertezze e difficoltà per tutti, abbiamo cercato di unire e aumentare gli sforzi, anche economici, per dare a tutti i tesserati la possibilità di misurarsi nelle varie discipline, portando un nuovo concetto di gruppo-famiglia, ma organizzato, non amatoriale. Indispensabile per far questo avere tutte le persone giuste al posto giusto. Mancano dei piccoli aggiustamenti ma il San Biagio è una società strutturata”.
Partiamo dalla Juniores. Perché creala e con quali obiettivi?
“La Juniores come il settore giovanile è stata una mia priorità che ho trasferito ai soci, li ringrazio perché hanno poi appoggiato il progetto e si sono messi a disposizione. E’ fondamentale per il dna del San Biagio avere il settore giovanile e una Juniores ad alti livelli. Rappresentano il futuro e l’anima della società. L’ambizione e la crescita costante del settore giovanile dovrà poi sfociare nella Prima squadra per dare luogo al degno compimento di un serio progetto”.
E invece il progetto del calcio a 5? E’ un settore sconosciuto al San Biagio ma che apre ad un mondo affascinante e con tante potenzialità…
“Per il calcio a 5 la società era impreparata ma di fronte a nuovi orizzonti e a tanto entusiasmo di alcuni addetti ai lavori che sono stati coinvolti si è deciso di avventurarci in questo settore. Anche qui la società intende dare quanto più possibile appoggio per un degno campionato e per seminare le basi per un futuro importante”.
Infine il progetto più impegnativo: il settore giovanile. Come mai il San Biagio ha deciso di fare da se e quali strategie future ha per implementarlo?
“Prima della mia presidenza il San Biagio aveva condiviso e aiutato la formazione di una società satellite che si occupava del settore giovanile sino agli Allievi. L’accordo contrattuale con la Giovane Offagna, che fece nascere la Giovane Offagna San Biagio nel 2016, era scaduto nel 2019 liberando entrambe le società dagli impegni scritti. Abbiamo cercato poi un nuovo accordo, per unire le forze fattivamente, ma le distanze di vedute non lo hanno permesso. A quel punto il San Biagio ha deciso di non aspettare oltre, di continuare a offrire alla comunità un servizio sotto casa, nelle sue strutture sportive e quindi di riaprire un proprio settore giovanile dopo tanti anni. L’obiettivo è formare i giovani sino alla loro maturità calcistica per dare loro la possibilità poi di sfociare in Prima squadra e non, come successo prima, aiutare altre società sino alla formazione della categoria Allievi per poi magari non avere i numeri per la formazione di una Juniores, sostenendo da solo, il San Biagio, gli oneri di tale rischio. Inoltre avere un settore giovanile proprio ci permette di parlare un solo linguaggio, tecnico e ideologico, e mettere a disposizione dei ragazzi uno staff a 360 gradi”.
La concorrenza è spietata e attorno ci sono tante altre società che fanno settore giovanile..
“Si, con alcune potremmo collaborare, come stiamo cercando di fare per la Juniores con la Junior Ancona della Baraccola e con l’Osimana che ha mandato alcuni suoi ragazzi nella nostra Prima squadra. Per noi il giovane sarà al centro del progetto perché come detto la società segue una sua linea di gruppo-famiglia. Ringrazio tutti i genitori che stanno iscrivendo e iscriveranno i propri figli al San Biagio sposando il nostro progetto. Li ringrazio anche per sostenere lo sforzo economico per le rette senza dare ascolto alle ‘sirene’ che inneggiano a maxi sconti che mi appaiono furbeschi e poco lungimiranti. I figli sono una cosa seria, meritano investimenti. Da parte nostra lo stiamo facendo, investirci intendo, abbiamo appena iniziato ma daremo subito a loro trasparenza, professionalità e coerenza”.
A livello infrastrutturale è stato fatto molto da qualche anno, tra nuovo campo da calciotto, nuovi spogliatoi di servizio adiacenti, nuova recinzione e manto erboso nel campo principale, ma ci sarebbe ancora da fare, no?
“La società ha già imbastito un tavolo di confronto con l’amministrazione comunale per la realizzazione di una nuova palazzina spogliatoi e servizi, per poi procedere in una seconda fase con la possibile copertura della tribuna, visto che quella di San Biagio è l’unica tra le quattro strutture calcistiche principali di Osimo a non averla. Sono progetti a lungo termine certo, ma darebbero un servizio migliore e lustro all’intera frazione, quindi ci lavoreremo”.
Un messaggio ai dirigenti e agli sponsor senza i quali la grande famiglia biancorossa non starebbe in piedi?
“Senza dirigenti e sponsor la società non sarebbe a questi livelli attuali, pertanto a loro posso dire solo grazie e da parte mia garantire la massima responsabilità affinché il sogno biancorosso continui”.
E invece ai tesserati del Galletto, dalla Prima squadra alla Juniores, dal calcetto al settore giovanile, cosa direbbe?
“In famiglia e dove sono cresciuto si è sempre masticato calcio. A mio padre Aurelio devo questa passione e il fatto che lui sia stato in società molto tempo, sino alla sua morte, ha fatto sì che io abbia cercato di capire e carpire gli errori base del calcio dilettantistico. Ho fatto questa premessa per dire a tutti i tesserati che la società intende proseguire un progetto dove tutti i giocatori possano dare il meglio in un ambiente familiare e al contempo adeguato alla formazione di un gruppo qualificato e vincente. Per noi è fondamentale che il giovane lavori per la squadra e non per ambizioni personali. Lo sport deve essere divertimento e sano agonismo, poi però la ricetta per essere vincenti a lungo termine, al di là dei singoli risultati del campo, ce l’abbiamo!”.