Mister Caccia si presenta: “Niente drammi ed ansie, ma serve determinazione”

OSIMO – Chiamato per risollevare una barca che rischiava di affondare. Il punticino conquistato nelle ultime sei giornate e le dimissioni conseguenti di mister Recinti hanno creato uno scossone in casa sambiagese, dove il cambio della guardia in corsa non è cosa solita, ma a questo punto è stata inevitabile. A prendere ora le redini del Galletto sarà Cristiano Caccia, tecnico di esperienza nonostante la giovane età (40 anni). Già da lunedì ha guidato il suo primo allenamento cercando di scrollare di dosso paure e depressione all’ambiente biancorosso. Eccolo che si presenta nell’intervista di benvenuto.

Cristiano, squadre dove sei militato da calciatore?
“Ho quasi sempre giocato al Piano San Lazzaro tra Seconda e Prima categoria e poi un anno a Jesi col Largo Europa in Promozione e l’ultima stagione con l’Ankon Dorica”

Squadre che hai allenato?
“La prima l’Ankon Dorica, poi in due tranche la Brandoni Dorica, con la quale abbiamo vinto un campionato di Seconda categoria, poi uno di Prima e infine ci siamo salvati in Promozione. Poi sono stato ad Offagna dove subentrando in corso il primo anno siamo riusciti a salvarci in Promozione, poi l’anno seguente abbiamo sfiorato i playoff per appena un punto, infine il terzo anno sono andato via a metà campionato. Quindi l’avventura al Villa Musone. Anche qui sono arrivato subentrando e portando la squadra alla salvezza in Prima categoria, poi abbiamo vinto i playoff l’anno dopo conquistando la Promozione e il terzo anno sono andato via a metà campionato”.

Come ti piace giocare e il modulo preferito?
“Non c’è un modulo preferito. A Villa Musone nelle ultime partite avevo usato anche il 3-4-3 o il 3-4-1-2, ma credo che un buon allenatore sia quello che adatta il modulo in base ai propri giocatori e non viceversa. Poi spesso lo cambio in corsa in base alle necessità. L’importante nella mia filosofia è provare sempre a giocare la palla, non solo lanciarla in avanti, anche se il nostro campo apparentemente non ci aiuterebbe in questo, ma dobbiamo provarci, basta sempre avere la giusta determinazione e doti caratteriali importanti, altrimenti solo la tecnica, seppure per me importante, non è sufficiente”.

Squadra del cuore?
“Juve”.

Passioni oltre al calcio?
“Tutti gli altri sport e mia figlia”

Lavoro e famiglia?
“Lavoro in Anconambiente e come dicevo ho una figlia di 8 anni”.

Tre aggettivi per definirti?
“Non è semplice dirlo così, su due pieni. Diciamo che non scendo mai a compromessi, che sono schietto e trasparente”.

Come mai la scelta di accettare la panchina del San Biagio?
“Per me il calcio è passione, non ne faccio una questione di categoria o budget. Stare fermo un anno ti fa capire quanto ti manca allenare, quindi ho accertato con entusiasmo la proposta del ds Veroli. Anche perché San Biagio è ormai una realtà consolidata nel panorama di Prima categoria. La classifica ora è brutta, sì, ma non nessun dramma, c’è ancora tempo. Servirà però tanta determinazione”.

Cosa ti aspetti da questa avventura?
“Il massimo impegno dai ragazzi, da me non mancherà mai, il buon esempio dovrò darlo io per primo. Dobbiamo tirarci fuori dai bassifondi e poi con un minimo di conoscenza in più, e magari sistemando la squadra se servisse, potremo fare anche un bel girone di ritorno”.

Approccio col gruppo?
“Direi positivo, sono ragazzi disponibili”.

Come preparare la prima partita quasi al buio, conoscendo pochi degli elementi a disposizione?
“E’ vero che ne conosco pochi, ma dire al buio non mi piace. Gli allenamenti prima del match di sabato in casa del Monserra saranno soltanto tre, è vero, ma non voglio mettere in campo un’armata brancaleone, pretendo subito un po’ di organizzazione, almeno un minimo d’ordine”.

Un messaggio da lasciare ai ragazzi?
“Di stare tranquilli, non serve l’ansia dopo solo nove giornate. Non devono dimostrare nulla, ma solo fare quello che sanno”.