Sancillo due anni dopo: “Volevo solo San Biagio”
OSIMO – Con l’arrivo di Danilo Sancillo (nelle foto) la rosa è praticamente completa, con 24 giocatori, di cui tre portieri e l’esterno Bartolucci che proverà a riprendere la via del campo giocato dopo due anni di stop per un infortunio alla caviglia che l’aveva costretto a ricoprire, lo scorso anno, il ruolo di dirigente. Stava cercando un terzino che sostituisse Guzzini e così il San Biagio alla fine ha deciso di ripuntare di nuovo su una vecchia conoscenza come Sancillo, già due stagioni fa in biancorosso.
Danilo come è nata l'opportunità di un tuo ritorno a San Biagio?
“L'opportunità di ritornare a San Biagio è nata dalla mia volontà di tornarci. Ero stato benissimo, volevo continuare un ciclo, ma non c'è stata la possibilità perché sono dovuto partire per motivi universitari, quindi avevo messo già in preventivo che nel momento in cui sarei tornato in Italia e avrei avuto la voglia di giocare, avrei richiamato il San Biagio, una squadra che mi aveva dato la possibilità di ritirarmi un pò su dopo la batosta a Camerano, che aveva spento in me un pò la voglia di giocare, quindi da parte mia ogni piccola offerta di qualsiasi altra squadra sarebbe stata inutile, perché volevo solo San Biagio”.
Hai passato due anni in Spagna, raccontaci questa esperienza. Ti è servita per crescere immagino: com'è il nuovo Sancillo di ritorno in Italia?
“Si, due bellissimi anni, il primo alla grande, passato tra università, feste e calcio, il secondo molto più impegnativo, sono riandato con i risparmi di un estate e totalmente alla cieca, mi sono trovato un lavoro, una casa e ho vissuto giorno dopo giorno lottando con cose ben diverse da quelle con cui ero abituato, sto parlando di bollette, spesa, convivenza…diciamo quello che spaventa un pò tutti, il cominciare a vivere indipendentemente dalla tua famiglia a 22-23 anni. Si, io mi sento molto cambiato come persona, però non sta a me giudicarmi, lascio agli altri il compito di farlo, io da parte mia cercherò di essere sempre me stesso, cercando di comportarmi sempre in maniera umile”.
Hai anche giocato a calcio una stagione con una squadra del posto…come è andata, come si chiamava, quanto hai giocato e in che ruolo?
“E’ stata un’esperienza fantastica, dopo essermi allenato con una squadra locale l'Albacer che militava nella categoria Preferente, ho avuto la sfortuna che non hanno potuto tessermi, quindi, quando tutto sembrava perso, cioè un anno senza calcio, mi ha chiamato un portiere di origini italiane che avevo conosciuto, che mi ha portato a giocare in un paesino a 20 km da dove vivevo io, Pozo Canada, e dopo essermi tesserato alla FFCM (Federacion futbol castilla la mancha) , ho disputato tutta la seconda metà del campionato di Primera Autonomica, una categoria più bassa di dove mi ero allenato con l’altra squadra, ma comunque un’esperienza fantastica, veramente bellissima. Ho conosciuto un calcio dilettantistico diverso dal nostro, ho incontrato giocatori nuovi e sopratutto un allenatore che in quei pochi mesi mi ha dato tanto: adesso che ci penso ancora devo scontare una giornata, perché l’ultima partita giocata li mi sono fatto espellere”.
Dunque, cosa ti ha spinto a ricominciare proprio dal San Biagio?
“Come ho detto prima, è una società che mi sta molto a cuore, mi hanno dato la possibilità di ricominciare con il calcio, la possibilità di dimostrare quello che valgo, in campo, ma anche fuori, e di questo devo veramente ringraziare tutti, dal presidente Maurizio al direttore sportivo Sandro, anche se le persone da ringraziare sarebbero molte di più, ma il mio pensiero più grande va a mister Tacchi, un allenatore forse non amato da tutti in giro, proprio per uno dei suoi più gran pregi secondo me, la sincerità e il fatto di essere molto diretto e vero”.
Cosa ricordi della tua prima esperienza in biancorosso nell'ultima stagione di mister Tacchi?
“Sinceramente io venivo da un campionato vinto a Camerano, da i play off raggiunti con il Castelfidardo, da due anni stupendi a Castelferretti dove avevamo fatto veramente bene. Avevo anche l'impronta dell’Ancona Calcio. Anche per questo ricordo che io, come tutta la squadra d’altronde, non abbiamo mai pensato neanche un secondo alla salvezza, forse per i primi mesi, ma la mentalità è sempre stata quella di vincere contro tutti, contro nomi forse più importanti di noi, contro squadre con budget 10 volte superiori ai nostri, infatti siamo stati nelle zone alte quasi tutto il campionato, con i sogni play off che cominciavano ad affiorare nelle nostre teste. Forse però c’è mancata la convinzione di arrivare fino in fondo, ci siamo accontentati del nostro compitino, un errore che sono sicuro non ripeteremo quest'anno…anche perché le parole di mister Cantani sono state abbastanza chiare: giochiamocela con tutti fino alla fine”.
Molti tuoi compagni già ti conoscono, ma per gli altri è d'obbligo la presentazione. Descriviti in poche parole come ragazzo. Pregi e difetti caratteriali, lavoro, studi, squadra del cuore, passione…
“Pregi e difetti…non lo so, so solo che prometto di essere di aiuto ai ragazzi più giovani di me, e rispettoso per le persone più grandi, il resto sono solo chiacchiere, l'importante nella vita è essere sempre se stessi e comportarsi sempre bene con tutti, poi pregi e difetti lascio agli altri il compito di trovarli. Per il resto, studio economia e commercio, in breve, se dio vuole, mi laureo e da li i piani futuri sono tanti. Intanto lavoro come cameriere d’estate al Pesci fuor d'acqua di Portonovo, e con un gran orgoglio dico di essere bianconero juventino”.
Adesso invece presentati come calciatore: ruolo nel quale preferisci giocare, pregi e difetti delle tue caratteristiche tecniche.
“Sono il classico uomo di fascia, ho ricoperto qualsiasi ruolo, dall’attacco, al centrocampo fino alla difesa, diciamo che la mia duttilità è il mio punto forte, unita a grinta e corsa, tecnicamente anche me la cavicchio, giusto per non mancare di rispetto a tutti quei mister che hanno provato a insegnarmi a calciare un pallone. Comunque il mio ruolo naturale è il terzino di fascia, è quello che preferisco, destra o sinistra non ha importanza”.
Dopo una stagione lontana dai campi da gioco sarà difficile riconquistare un posto da titolare all'inizio, la concorrenza è tanta..
“Sinceramente io sono sempre dell’idea che nel calcio nessuno parte favorito nella ‘plantilla’ iniziale, io mi allenerò e cercherò di fare sempre il massimo per mettere in difficoltà il mister, poi se gioco o non gioco questo non ha importanza, la cosa più importante è il San Biagio, siamo tutti sulla stessa barca, quindi spero di non vedere mai nessuno con musi lunghi per una partita non giocata, tanto il campionato è lungo..sono sicuro che ci sarà spazio per tutti, anche perché la forza di una squadra si fa con il gruppo”.
Qual'è il tuo obiettivo personale e quello che secondo te può raggiungere la squadra?
“Obbiettivi personali, beh, forse già l’ho raggiunto, tornando finalmente a calpestare un campo da gioco, poi quelli più intimi me li tengo per me, perchè le chiacchiere sono molte e vanno al vento, forse è ora di cominciare a fare più fatti. Obbiettivi di squadra, io lo dico e lo ripeto, la salvezza prima si raggiunge e meglio è…però dopo non voglio mollare, sono un sognatore, ma sopratutto un lottatore, e perché no, un giorno giocare al Diana con la casacchina del San Biagio non mi dispiacerebbe“.
Un messaggio da lasciare ai tuoi compagni in vista della preparazione del 16 agosto…
“Spero che arriviamo subito con la mentalità giusta, sia per stare alla grande in campo, ma anche per stare bene fuori dal campo, tanto ragazzi vincere vuol dire festeggiare……e penso che un sabato sera con la squadra dopo la vittoria sia la cosa migliore che c'è. Auguro a tutti di passare una grande estate!”.
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