SimOne lascia e racconta il suo ventennio biancorosso
OSIMO – A pensare di non riaverlo nel gruppo vengon giù le lacrime di nostalgia. Simone Pesaresi è uno degli ultimi della vecchia guardia sambiagese, con lui se ne va un’era. Ora ne ripartirà un’altra, che sarà ugualmente ricca di stimoli ed entusiasmo. Ma che dovrà iniziare dal suo esempio, quello di uomo e calciatore saggio, socievole, equilibrato. Se non fosse stato portiere, probabilmente avrebbe avuto fissa al braccio la fascia di capitano, ma spesso gli sono stati preferiti giocatori in mezzo al campo e più nel vivo del gioco. Non potevamo chiudere la stagione del ritorno in Seconda dopo anni di successi con l’intervista al 40enne bandiera sambiagese che ha deciso di appendere le scarpette al chiodo.
Simo, partiamo dalla fine: con l'Osimana l'ultima partita in biancorosso. Che sensazioni hai provato? Raccontaci la tua ultima giornata da "galletto"?
“Onestamente mi sono emozionato appena arrivato al campo pensando che sarebbe stata l'ultima volta su quel prato davanti a quelle porte e dietro a tutti i miei Compagni. L'Osimana con il suo blasone mi ha permesso di giocare come ultima una partita niente male!”.
E' stata una partita particolare, un derby tirato, secondo i giallorossi anche troppo visto che il San Biagio era già retrocesso. Cosa pensi delle tensioni a fine gara?
“Il San Biagio veniva da una piccola serie di risultati positivi e con un gruppo ed un gioco in crescita e credo che non potevamo che chiudere in quella maniera. La partita non mi è sembrata per nulla nervosa da parte nostra o tirata troppo, ma giocata bene si. Poi da parte mia poteva esserci qualsiasi altro avversario ma io ci tenevo molto a chiudere bene e per salutare nel miglior modo possibile tutti i miei compagni, la società e la mia storia a San Biagio”.
Una retrocessione dopo tante annate ricche di soddisfazioni: era un destino inevitabile quest'anno il ritorno in Seconda?
“Inevitabile direi di no. Però non tutte le cose vanno sempre al meglio e quest'anno effettivamente si sono cumulate da agosto in poi tante situazioni negative che hanno fatto smarrire un pò l'entusiasmo, un pò il gruppo, che solitamente a San Biagio sono una cosa sola, e che quindi hanno inciso sulle prestazioni della squadra”.
Cosa consiglieresti di fare ai tuoi compagni di squadra ora?
“Di ripartire con determinazione, concentrazione, passione e voglia di divertirsi senza pensare alla categoria ma guardando solamente al meglio della squadra”.
E alla società per riscattarsi cosa consiglieresti?
“Di dare il giusto peso all'annata passata prendendo atto che è stata una stagione storta e anomala e quindi di proseguire alla maniera di sempre, con un'atmosfera ed un entusiasmo sempre positivi”.
Torniamo all'origine.. Ricordi il tuo esordio in biancorosso?
“Il mio esordio con la prima squadra è veramente lontano, credo a Filottrano, campo di terra, in Terza categoria, circa 22 anni fa. Ma onestamente ricordo con più piacere quello in Seconda categoria con la Monteluponese con una grande prestazione. Da lì ricordo che guadagnai la fiducia del mister Polenta e della squadra che era composta da ottimi giocatori: Mercanti, Valeri, Cesaretti, Bellagamba, Gioacchini, Giordani, Rossini, Pierdicca…”.
La parata più bella in questo ventennio?
“Difficile, credo di averne fatte veramente parecchie e faccio fatica a scegliere, tra le quali anche tanti rigori. Forse se devo scegliere scelgo una prestazione più che una singola parata. E credo che la migliore prestazione sia stata quella conto l'Offagna nello spareggio play-off di Seconda al Diana di Osimo. Mi vedo bene in quella prestazione in cui non solo ho fatto alcune parate decisive ma soprattutto mi ricordo nonostante le mie dimensioni di avere intercettato quasi tutte le palle alte che arrivavano nell'area grande, contrastando avversari ben più dotati di me fisicamente come Pizzichini e compagni”.
Ne hai fatte poche di "papere", ma qualcuna è inevitabile in 20 anni di carriera. Quella che ti ricordi di più?
“Questa mi viene automaticamente: quella di Loreto, che è valso il 2-1 finale per il Loreto e perdemmo la testa della classifica. Ricordo che al ritorno avevo una voglia di riscatto altissima legata a quella papera che feci una prestazione super con tanto di rigore parato che significò la perdita del campionato per il Loreto”.
Il momento e la partita più bella del tuo San Biagio?
“Il momento, la vittoria del campionato di Seconda con mister Tacchi e la partita più bella la vittoria interna sull'Ostra per 3-0 con cui guadagnammo la testa della classifica nel girone di andata di Prima categoria di qualche anno fa”.
L'allenatore con cui sei cresciuto di più?
“Se parli di allenatori di portieri credo me stesso. Non è presunzione ma da quando ho iniziato ad allenare i giovani portieri ho iniziato a studiare il ruolo del portiere, ho messo in pratica tutto ciò che per me era nuovo e utile. I mister di squadra ne ho avuti tanti e da tutti ho imparato sempre qualcosa, di alcuni ho ricordi veramente positivi e piacevoli, anche se per successi e anni trascorsi credo che quello che più ha influito sul gioco della squadra sia Tacchi”.
Il compagno di squadra che ricordi come più forte?
“Non è semplice, se devo dire un nome credo Giuliano Mercanti. L'ultima annata in cui abbiamo giocato insieme fu quella della prima volta in Prima categoria. Non ho più visto un difensore forte in marcatura e di testa come lui. Poi grandissimi giocatori in ordine cronologico come Moriconi veramente bomber, Bernabei per le punizioni incredibili e Tacchi per il genio”.
Il compagno di squadra più pazzo, simpaticamente parlando?
“Mica è semplice mettere in ordine più di vent'anni trascorsi. Avrò avuto 200-300 compagni diversi e poi a San Biagio di pazzi ce ne sono passati tanti. Mi ricordo vent'anni fa tra i più pazzi c'era un certo Mambelli, ma devo dire che gli ultimi anni sono stati ricchi di personaggi positivamente pazzi: Lello Pesaresi, Coppi, Zac…”.
Sei stata la bandiera del San Biagio per più di vent'anni: cosa ti lascia questa esperienza?
“Eh già, vent'anni e anche più sono davvero tanti. Forse ho fatto circa 600 partite e 2000 allenamenti o anche di più. Potrei scrivere tanto per rispondere a questo. In sintesi porto con me tante soddisfazioni, amicizie e gioie condivise e la certezza che il calcio in quanto sport di squadra serve a crescere e a maturare sotto tanti aspetti anche personali. Poi ho la certezza che l'allenamento costante anche quando le cose non vanno bene alla fine paga. E che il gruppo non è una chimera ma è il vero motore di una squadra ed i giocatori, l'allenatore e la società sono tutte componenti fondamentali che si devono adoperare per fare gruppo. Inoltre il calcio va affrontato sia con determinazione e concentrazione, ma senza esagerare, ci vuole anche un pò di goliardia ed esuberanza, in fondo è un gioco”.
C'è un rammarico o rimorso che ti accompagna o rifaresti tutto quanto?
“Nessun rammarico e nessun rimorso anzi smettere mi dispiace perché credo che riuscirei fisicamente a giocare ancora, ma purtroppo sono gli impegni extra-calcistici che aumentano e comprimono il tempo e l'energie da dedicare ad un anno sportivo intero”.
E ora, cosa farà da "grande" SimOne?
“Non lo so neanche io, di sicuro vi osservo e verrò a fare il "Maestro" della situazione cioè ad allenarmi ogni tanto con voi. Poi cercherò di continuare ad allenare i portieri perché credo di poter trasmettere abbastanza. Un grazie di cuore a tutti: A partire dal presidente ……fino a quello che pulisce i cessi, tratto dal Fanta – Discorso di Natale 2005”.
PER 20 ANNI ORGOGLIO BIANCOROSSO. GRAZIE SimOne
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